TROPPI SUICIDI, COSA STA SUCCEDENDO ALLA POLIZIA LOCALE?
In troppi continuano a
nascondere la testa sotto la sabbia e fanno finta di non vedere.
La nostra è una
categoria a rischio.
Con gli anni stiamo progressivamente
ereditando solo gli obblighi e gli aspetti negativi delle altre Polizie ad
ordinamento nazionale, senza avere in cambio alcuna tutela.
Sempre più spesso ci
viene chiesto di intervenire in situazioni drammatiche (es: rinvenimento
di cadaveri, arresti, esecuzioni di sfratti o trattamenti sanitari obbligatori,
comunicazione di notizie luttuose) e dobbiamo reagire con professionalità ed in
maniera “impersonale”, celando le nostre emozioni e la nostra sensibilità.
Spesso ci sentiamo
soli, demotivati, schiacciati da molteplici obblighi, con il rischio di vedere
vanificati i nostri sforzi dalla facile messa in libertà di malviventi da noi
arrestati con enorme fatica.
Contribuiscono ad
aggravare la demotivazione, i rapporti con i media, le istituzioni e la
comunità, che possono alimentare la frustrante sensazione di essere tra
l'incudine e il martello.
Anche i ritmi
lavorativi e gli orari su turni sono importanti cause di stanchezza e disagio
che a volte sfoghiamo a casa.
La nostra professione
ci porta a subire alti livelli di stress e il malessere può serpeggiare
dentro di noi, nell'indifferenza di chi ci sta vicino.
Da anni ormai, chiedo
un intervento politico e sindacale per dare chiarezza di ruolo alla Polizia
Locale anche per questo motivo.
Occorre una maggiore
attenzione sui sintomi del BURNOUT e una vera tutela psicologica e fisica della
categoria.
Il silenzio, l'omertà
e la sottovalutazione del fenomeno, possono solo far crescere questi
fenomeni e il conto da pagare sara salatissimo per tutti.
Fabrizio Caiazza
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