NEW JERSEY - LA NUOVA FRONTIERA DELLA SICUREZZA URBANA




In questi giorni, dopo l'ennesimo vile attentato, con il condivisibile desiderio di tutelare le zone pedonali dei centri urbani ed i simboli delle nostre città, diversi amministratori locali, hanno deciso di posizionare qui e là degli orrendi arredi urbani, di dubbia utilità. 
Certo andava fatto qualcosa, ma vorrei ricordare che a Milano in piazza del Duomo, durante le scorse festività natalizie, all'indomani dell'attentato di Berlino, vennero posizionati dei new jersey, dimenticati subito da tutti.



Pochi sanno infatti che l'ordinanza che ne autorizzava e regolamentava la disposizione, durava due settimane e mai nessuno pensó di prorogarla anche perché in Italia spesso si agisce sull'onda emotiva degli eventi, ma raramente si studiano gli effetti successivi e ancor più raramente si lavora in anticipo su programmazioni di lungo respiro.

Aldilà di queste mie (un po' demagogiche) considerazioni, come tutti avete avuto modo di vedere e di leggere sui giornali, lo scorso venerdì 18 agosto, sono state posizionate altre due coppie di New Jersey della lunghezza di tre metri ciascuno, agli ingressi laterali della bellissima Galleria Vittorio Emanuele, sotto lo sguardo incredulo dei direttori di prestigiosi negozi e ristoranti che ivi hanno le loro attività commerciali.

                                    

Gioiello dell'architettura neorinascimentale, fonte di ispirazione per illustri artisti italiani e stranieri, a pochissimi giorni dalla celebrazione dei suoi gloriosi 150 anni di storia, deturpata da frettolosi, quanto inutili accorgimenti, ora si dovranno affrontare con serietà le contrapposte esigenze di sicurezza per contrastare i folli progetti di morte di pazzi criminali con la necessità di far accedere i mezzi di soccorso e di servizio. 



Vi racconto un episidio che mi è accaduto qualche giorno fa: terminato il mio turno di servizio, come di consueto mi dirigevo verso piazza del Duomo per prendere la metropolitana che mi avrebbe portato a casa, quando, percorrendo la via Pattari, notavo un veicolo con targa tedesca che si stava dirigendo verso il corso Vittorio Emanuele. 
Vedendo che non si fermava iniziavo a sbracciarmi per catturare l'attenzione degli occupanti e con un pizzico di incoscienza, mi buttavo davanti alla macchina facendola arrestare. Mi rendevo subito conto che si trattava solo di turisti che si erano disorientati e una volta compreso dove dovessero andare li aiutavo a tornare indietro verso piazza fontana.
Ma se fossero stati dei malintenzionati? Sicuramente non si sarebbero fermati e mi avrebbero investito! 



Diciamolo con franchezza, l'area pedonale intorno al Duomo è un colabrodo ed i new jersey messi così, secondo il mio modesto parere non servono a nulla.


Se si vuole davvero rendere sicura l'area pedonale, propongo di studiare un piano che inibisca definitivamente l'accesso sul corso dalla maggior parte delle piccole vie adiacenti (via Pattari ad esempio, Via Agnello, San Pietro all'orto, via San Raffaele) con arredi urbani idonei ed in linea con l'architettura esistente. Basterebbero delle panchine in marmo come quelle già posizionate, magari più larghe o grosse rastrelliere per bici oppure eleganti fioriere rinforzate e ancorate al suolo. 




Suggerisco poi di studiare un vero piano di evacuazione di tutta l'area prevedendo l'accesso ai veicoli di servizio e di soccorso attraverso uno o due ingressi controllati permanentemente (ad esempio da piazza Fontana angolo via dell'Arcivescovado in ingresso e piazza Duomo angolo via Mazzini in uscita). Questa scelta sarà poi idonea a ridurre i controlli per impedire l'ingresso indiscriminato di autonegozi anche in concomitanza di eventi musicali e di altra natura in piazza del Duomo. 


Credo infatti che siano maturi i tempi, visto lo scenario internazionale, per approntare un serio studio che preveda singoli accessi controllati permanentemente da operatori di Polizia (anche Locale) a patto che si dia anche a questi ultimi la possibilità di consultare in tempo reale i terminali per sapere chi si ha di fronte e valutare in maniera rapida, la pericolosità dei soggetti fermati. 

La Polizia Locale non si tira indietro quando c'è da tutelare i cittadini, ma devono essere messi nelle condizioni di operare al meglio e con efficienza.
Non si può più aspettare ed è giunta l'ora per un vero riordino del sistema sicurezza in Italia, dando chiarezza di ruolo alla nostra categoria e prevedere una sola Centrale Operativa Interforze che sia in grado in tempo reale, sempre, di pianificare soccorsi ed interventi immediati. 
Pensateci. 
Fabrizio Caiazza


Milano, 27 agosto 2017 

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