LA GRANDE RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE


Il malessere che pervade le Polizie Locali nel territorio Italiano, dalle città metropolitane alle piccole realtà rurali, è ormai tangibile e facilmente individuabile. 
Un ruolo non ben determinato e ormai totalmente anacronistico, la mancanza di un riconoscimento della propria professionalità minata da vere incoerenze sul lavoro, un inquadramento operativo nel sistema sicurezza che non è mai stato realizzato compiutamente, intrecci normativi arzigogolati ed interessi di comodo da parte dei politici e dei sindacati che, nel tempo, hanno alimentato con scelte sbagliate e proclami propagandistici, nei confronti della nostra categoria solo odio e rancori da parte dei cittadini.
Difficilmente attuabile, visti gli enormi ostacoli quasi insormontabili, con varie divergenze politiche e sindacali a tutti i livelli, occorre comunque una riforma del sistema delle Polizie in Italia.
La mia riforma, per garantire meno costi, più efficacia ed una adeguata funzionalità l’ho già più volte espressa e prevede una sola Polizia Nazionale affiancata dalle Polizie Locali, con uguale formazione, dignità e tutele.
Accertata in maniera incontrovertibile, l’assoluta impermeabilità che le istituzioni hanno a tal riguardo a questo punto l’alternativa che resta è la cancellazione dei termini Polizie Municipali, Locali, Provinciali o comunque possano chiamarsi, dall’attuale ordinamento.
Infatti, togliendo dall’ordinamento le Polizie Locali si apporterebbero lo stesso risparmi sia nel breve che nel lungo periodo e finalmente si darebbe chiarezza alle attribuzioni degli stessi Enti Locali. 
Con un pizzico di autocritica, non possiamo negare che le Polizie Locali sono prive di strutture adeguate (se escludiamo alcune eccellenze), con l’aggiunta ormai inaccettabile che la nostra categoria non sembra sia degna di fiducia vista la mancata concessione di utili strumenti, per poter lavorare.

Le Polizie Locali sono troppo politicizzate e devono necessariamente sottostare ai vezzi dei governi locali. Nessuna qualifica e qualità è stata resa efficace in tanti anni, creando incomprensione tra diverse attribuzioni limitando in tal senso molte possibilità di impiego.



Lo Stato ha già da tempo apertamente dimostrato tramite il suo Ministero dell’Interno che delle Polizie Locali non sa che farsene.
Ma sempre lo Stato travestito da legislatore, quando vuole le due paroline magiche “Polizia Locale” se le ricorda bene e le utilizza eccome: un esempio lampante ci viene dato dal D. lgs 66/2003 (normativa che ha recepito le direttive comunitarie sugli orari di lavoro) che all’art. 2 esclude da tali regole le Forze Armate, le Forze di Polizia e, udite udite, “il personale operativo delle Polizie Municipali e Provinciali". 
Altro esempio ci viene dato dai vari pacchetti sicurezza che nel quarto governo Berlusconi, attraverso l’allora ministro degli Interni Maroni (che ci aveva promesso nei primi 100 giorni la nostra riforma che ancora aspettiamo) hanno ampliato le competenze in materia di ordine pubblico ai Sindaci ed ecco apparire di nuovo le due paroline magiche anche all’art. 54 del TUEL, oppure sulla nuova legge in materia di ricerca di persona scomparse.

Ma anche sotto forma di giudice, lo Stato si ricorda di noi, ma in questo caso per declassarci spolverando e ripetendo il nomignolo “Vigile Urbano” di antica e ben nota memoria: (…) l’agente di polizia locale non è un poliziotto a tutti gli effetti, ma solamente un Vigile Urbano (…) si legge nella sentenza del Consiglio di Stato 3711/2013, ricordando che la qualifica di pubblica sicurezza è un’attribuzione eventuale e soprattutto non necessaria per lo svolgimento delle funzioni di operatore di Polizia Municipale. Senza contare, l’ultima rapina messa a segno dal sen. Monti nel 2011 ai danni della categoria, la più deplorevole dal punto di vista concettuale: l’equo indennizzo!

Inoltre mi permetto di far notare che, visto il tramonto di ogni velleità federalista nel paese Italia attraverso le recentissime “grandi riforme di Renzi” e la prossima riduzione delle autonomie previste dal titolo V della Costituzione, la forma di Stato centralizzante è stata ritenuta la più idonea al paese, pertanto il sistema delle Polizie Locali a livello provinciale e comunale non serve più.

Mi chiedo infatti quale senso ha, nella nuova struttura statale, mantenere la costosa rete delle Polizie Locali sui territori che non sembra neppure considerarla? A cosa serve un tale raggruppamento di persone così eterogeneo e diversificato che non riesce neanche a esprimere una sua identità chiara ed intelligibile? 
Il tornaconto economico è sicuramente una delle ragioni che ci tiene in vita, ma a questo punto potrei aggiungere, per convincervi della bontà del mio “progetto ablativo” che devono essere considerati anche gli elevati e spesso ingiustificati stipendi dirigenziali, i costi del personale maggiorato anche da indennità notturne e festive, i costi per noleggi e acquisti di vetture, vestiario, equipaggiamenti, computer, ponti radio, materiali per la gestione delle sanzioni e delle relative procedure ricorsuali.

Tutte queste voci rappresentano solo parte dei costi elevati da parte delle amministrazioni locali che in clima di spending review diventano un peso da sostenere sempre più pesante.
D’altro canto, le Unioni dei servizi e Corpi di Polizia Locale, nate proprio per razionalizzare ed economicizzare questi costi, chiudono perchè non vengono accettati dal frazionamento politico. 
Sindaci che usano in campagna elettorale sempre più spesso le Polizie Locali, ma che poi non ci tutelano ed al minimo errore, per salvaguardare se stessi, scaricano le responsabilità e creano perfetti capri espiatori.

Colleghi vi chiedo, ma siamo sicuri che vogliamo continuare su questa strada?
Perché non chiedere una riforma che metta al proprio posto il personale della Polizia Locale che in realtà è molto preparato e qualificato, gode di un alto livello di scolarizzazione e che aspetta solo di essere utilizzato in modo chiaro, efficace e all’altezza delle proprie motivazioni. 

Lo Stato non ci considera e quando può ci minimizza, ai Sindaci interessiamo solo in campagna elettorale, ammettiamolo: siamo sempre meno motivati e questo sistema scontenta tutti anche i colleghi “old stile” perché le attuali normative ci assegnano obbligo di interventi sempre più pericolosi, ma che non ci tutelano! Il cittadino ci snobba e spesso ci deride.



A questo punto colleghi perdonatemi ma sarò molto crudo e diretto, l’unica soluzione che resta è lo scioglimento con una semplice legge ordinaria dello Stato di tutte le Polizie Locali, Municipali e Provinciali (ancor di più queste ultime vista la "finta" cancellazione delle Province).
Ma del personale cosa ne dovremmo fare? Perderemmo il posto di lavoro e creeremmo così nuova disoccupazione? No, assolutamente no!

Dopo lo scioglimento degli enti, al personale potrebbero essere date ipoteticamente tre possibilità di scelta:

ü  A -   restare in carico all’amministrazione locale come impiegato, finalmente tale, prestando lavoro se lo si preferisce in uffici che svolgono attività di Polizia Amministrativa Locale che, in base alle norme attuali competono agli Enti Locali. E’ opportuno ricordare che l’attività di polizia amministrativa su controlli in materie di competenza locale può e dovrebbe essere svolta da personale che non ha nulla a che vedere con divise, pennacchi e pistole, e neppure qualifiche di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria. Per gestire i posteggi degli ambulanti ai mercati e fiere, o controllare licenze commerciali e cantieri edili servono persone che tecnicamente siano preparate in tali campi e sono convinto che la funzione del tecnico in divisa non sia la più appropriata. Inoltre le funzioni di polizia amministrativa locale possono essere svolte da persone che fisicamente non hanno più tutti i requisiti per garantire, in divisa, l’incolumità di altri, ma possono anche essere svolte da personale che ormai in età più avanzata con valigetta e camicia garantirebbero la professionalità, l’esperienza giusta ed efficace per quel genere di controllo senza l'inutile peso di vestire una divisa. 

ü  B -  per coloro che hanno idoneità fisica e psicologica adeguata, poter scegliere di essere trasferito nella Polizia di Stato dove finalmente si acquisirebbe a pieno titolo qualità e funzioni idonee alla reale figura professionale di gestore della sicurezza. Il Capo della Polizia, dott. Pansa, già da tempo esprime la mancanza di circa 20.000 unità e lamenta scarsa disponibilità di risorse e mezzi, in particolare nelle organizzazioni territoriali del dipartimento. Esistono due specialità della Polizia di Stato che sono in crisi da tempo: la prima è la Polizia Stradale e la seconda è la Polizia di Quartiere. Il personale delle Polizie Locali avrebbe sufficiente preparazione e formazione per svolgere il servizio stradale anche perché, salvo prova contraria tale servizio è quotidianamente svolto sulle strade locali. Verrebbero così a colmarsi alcuni vuoti lasciati sul territorio dalla Polizia Stradale che attualmente sono tamponati proprio dalle Polizie Locali. Nel campo dell’infortunistica stradale si garantirebbe una maggiore coordinazione ed impiego di risorse sui territori ottimizzando comandi e pattuglie. Tutte le attività poste in essere dal personale delle Polizie Locali legate a tale specializzazione verrebbero così assorbite dalla specialità “Polizia Stradale” della Polizia di Stato che assumerebbe il suo ruolo cardine nel sistema di sicurezza stradale urbana ed extraurbana, nonchè quella autostradale. 

ü  C - Per il rimanente personale, la fetta più importante comunque, rimarrebbe il compito di andare a riattivare quella specialità mai decollata, ma da tutti ed in vario modo pubblicizzata, che diventerebbe il motore di prossimità a stretto contatto con la comunità locale e la propria amministrazione. La Polizia di Quartiere, questa volta si con il berretto in testa, verrebbe quindi ad assorbire le funzioni ordinative dei vecchi vigili che manterrebbero le funzioni di stretta aderenza al sistema sindaco-cittadino-territorio, ma che finalmente acquisirebbero la giusta veste di tutore della sicurezza pubblica a disposizione del cittadino stesso. La Polizia di Quartiere svolgerebbe finalmente la sua funzione di prossimità a tutti gli effetti ed avrebbe un numero giusto di persone per spaziare dalla sicurezza nelle scuole, alla sicurezza nelle piazze, alla sicurezza nelle aree verdi urbane, alla tutela dell’incolumità fisica e anche l’ordine pubblico. Nella provincia, le unioni ed i consorzi vedrebbero così la costituzione di commissariati distrettuali dipendenti gerarchicamente dal Questore e messi a disposizione delle comunità locali e dei Sindaci.

Ricordo che già esistono molte figure professionali che svolgono attività di polizia esclusivamente amministrativa che continuerebbero a svolgere la loro funzione in tale veste, riferendomi agli accertatori della sosta e del traffico, le guardie ecologiche volontarie e altri enti coordinati dagli enti locali proprietarie di strade e aree verdi. 

In tale visione, ognuno sarebbe al proprio posto: alle Polizie la tutela della sicurezza e ai Comuni la garanzia di organizzare la vita delle comunità, senza inutili miscugli e nel pieno rispetto del dettato costituzionale.

Questo processo sarebbe così il vero inizio del programma di revisione della legge 121 sulle Forze di Polizia Statali che con queste nuove risorse potrebbe portare una vera razionalizzazione e all’accorpamento progressivo dei troppi Corpi di Polizia attualmente esistenti. 


Per i Carabinieri che attualmente non accettano comprensibilmente l’idea del loro eventuale smembramento, alcuni potrebbero traghettarsi verso la super-quasi-segreta Polizia europea EUROGENDFOR (che tra l’altro sta appunto già reclutando molti carabinieri); il rimanente restare per il momento con l’attuale uniforme e struttura, però seguendo il modello francese della Gendarmerie che li vedrebbe passare sotto il Ministero Interni che dovrà avere la regia unica in Italia per l’impiego e la gestione delle varie Polizie.



La Polizia di Stato dal canto suo potrebbe gradualmente accorpare la Forestale, la Guardia di Finanza e la Penitenziaria strutturandosi in specialità e con l’accorpamento delle Polizie Locali avere maggiori risorse per potenziare soprattutto le specialità della Polizia Stradale e Polizia di Prossimità.



Per quanto riguarda l’Esercito, credo sia superfluo dire che deve rimanere fuori dalle funzioni di Polizia limitando sempre di più il loro utilizzo in città al massimo per presidiare consolati e luoghi davvero sensibili, liberando le pattuglie di Polizia che servono per il pattugliamento del territorio e non per sorvegliare ministri e diplomatici. Inoltre cancellare l’assurda norma che obbliga le assunzioni in PolStato solo attraverso i militari visto che con il personale volontario in arrivo dalle Polizie Locali si risolverebbe anche tale problema.

Il risparmio economico per l’ente locale sarebbe enorme e per lo Stato assolutamente sostenibile visto l’investimento futuro estremamente efficace.

Milano, 15 agosto 2014

Fabrizio Caiazza


Commenti

Post popolari in questo blog

LOGO UNICO PER LA POLIZIA LOCALE ITALIANA

SERVIZIO OBBLIGATORIO IN COPPIA DELLA POLIZIA LOCALE NEI SERVIZI ESTERNI DI PATTUGLIAMENTO